Il mercato di Maggior tutela dell'energia ha i giorni contati. Nel Luglio del 2019 infatti è previsto il passaggio definitivo in quello libero, che esiste da ormai 13 anni ma ha raccolto pochissime adesioni.

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Le insidie non mancano perché, se è vero che la concorrenza permette all'utente di scegliere l'operatore che offre il costo minore, l'abbandono di un tetto nei massimi rischia, finite le offerte per l'adesione, di fare pagare prezzi più alti del normale. CENTRALINISTI AGGRESSIVI. I consumatori devono così destreggiarsi tra tabelle, percentuali, clausole contrattuali scritte in piccolo e, sempre più spesso, centralinisti aggressivi che rimbalzano le telefonate di dissenso o che li inseguono per strappare il loro consenso, spesso con toni minacciosi e truffaldini. 1. Cos'era il mercato tutelato: prezzi accessibili per un servizio imprescindibile Fino al 2004 in Italia il mercato energetico non seguiva le normali regole liberali. Il prezzo di luce e gas era imposto dall'Autorità di riferimento e questo perché si riteneva che le forniture in oggetto non riguardassero semplici “beni”, ma costituissero un “servizio” imprescindibile per le famiglie italiane. In parole povere: dato che non è possibile vivere senza questo tipo di allacciamenti, lo Stato vigilava sui prezzi perché restassero accessibili e non si creassero speculazioni. MA I RINCARI ERANO CONTINUI. Il mercato tutelato, però, non ha impedito negli anni rincari continui. Eurostat ha più volte certificato che il listino dei prezzi italiano è tra i più cari nel Vecchio continente, con un duplice svantaggio: per le imprese, che devono essere ugualmente competitive con quelle estere e per le famiglie, strangolate dagli aumenti annuali. Dal primo gennaio 2018 l'Autorità per l'Energia ha disposto un aumento del 5,3% per l'elettricità e del 5% per il gas. 2. Bollette più salate che altrove: l'Italia è un Paese vulnerabile Il fatto che il nostro Paese difetti di un approvvigionamento diretto lo rende vulnerabile. L'Italia acquista all'estero l'energia e il gas che consuma. Per certi versi è perennemente sotto ricatto dei fornitori. Per esempio stiamo ancora scontando la crisi nucleare francese del 2016 che ha fatto impennare i prezzi. PROTESTE CONTRO I GASDOTTI. In più, anche la ripresa economica ha un costo: nei primi 11 mesi del 2017 il consumo di corrente è cresciuto dell’1,6% e ciò è bastato a fare lievitare i prezzi già sospinti dall'ondata siccitosa che ha svuotato i bacini idrici e paralizzato le nostre centrali idroelettriche. Se a questo si aggiungono le proteste che accompagnano la costruzione sul nostro territorio di elettrodotti, rigassificatori e gasdotti e nuove opere strategiche, ecco spiegato perché da noi il prezzo è tanto salato rispetto agli altri Stati europei. 3. Il passaggio al libero mercato: dal 2004 alla definitiva entrata dell'estate 2019 Nel 2004 il governo ha deciso di invertire la rotta prevedendo, gradualmente, la fine del mercato tutelato e l'apertura di quello libero che, nelle speranze, dovrebbe concorrere a calmierare i prezzi. In 13 anni, nonostante gli operatori abbiano “sguinzagliato” migliaia di centralinisti, pochissime famiglie italiane hanno aderito alle offerte ed effettuato il passaggio al nuovo regime. SENZA ULTERIORI RINVII. Il ddl concorrenza del 2017 ha nuovamente posticipato i termini per l'entrata nel libero mercato dal primo gennaio 2018 all'estate del 2019, ma ha anche sancito che non ci saranno ulteriori rinvii. 4. Come districarsi tra le offerte: un filtro per quelle più convenienti Entro pochi mesi, insomma, dovremo iniziare a districarci tra calcoli, dati, equivalenze e tabelle. Purtroppo, nonostante le regole sulla trasparenza, non è sempre facile avere una idea corretta del costo per kilowattora dell'elettricità o del gas al metro cubo, nemmeno con la bolletta davanti agli occhi. DATI DIFFICILI DA CONSULTARE. Bisogna dunque prendere dimestichezza con queste pagine web messe a disposizione dall'Autorità di regolazione per energia reti e ambiente che consentono di comparare le varie offerte, suddivise per territorio. Dato che, nonostante gli sforzi, anche quel servizio può risultare ostico da consultare, soprattutto agli anziani, l'Authority ha messo a disposizione un canale per rintracciare le migliori offerte. OCCHIO AI PREZZI ''A SCADENZA''... In questo modo i risultati vengono filtrati a monte e sul monitor appariranno direttamente quelli più convenienti. Prima di aderire bisogna però prestare attenzione a diversi aspetti. Anzitutto, la maggior parte delle volte, il prezzo indicato dalle compagnie, sia sui loro siti sia nelle telefonate con gli operatori, è a scadenza, cioè destinato ad aumentare trascorsi 12 mesi dall'adesione. ... E ALLE CLAUSOLE VINCOLANTI. Inoltre occorre leggere attentamente il contratto alla ricerca di clausole che vincolino l'utente alla compagnia per un certo periodo di tempo, rendendogli impossibile il passaggio alla concorrenza (se non dietro il pagamento di una penale) o ad altre offerte interne alla stessa azienda (per esempio dalla tariffa bi-oraria a quella mono). 5. L'allarme di Confconsumatori: attenzione alle telefonate truffa Se, da un lato, l'ennesimo rinvio del governo ha indispettito gli operatori, dall'altro la promulgazione del ddl concorrenza ha contribuito a suonarne la carica perché, con la fine del mercato tutelato, fioccheranno i nuovi contratti. Negli ultimi mesi ha avuto luogo - denuncia Confconsumatori - una caccia all'utente senza quartiere: «Gli operatori telefonici hanno fatto leva sull’imminente chiusura del mercato di Maggior tutela per indurre all’attivazione di contratti nel mercato libero». DUE TIPOLOGIE DI CHIAMATE. Secondo il loro Sportello “Energia: diritti a viva voce!” sono almeno due le tipologie di telefonate scorrette: «Buongiorno, come saprà a breve il Mercato tutelato cesserà di esistere, dunque ci deve confermare la volontà di rimanere col gestore Xy e confermare i suoi dati» e «Buongiorno, entro la fine dell’anno finirà il Mercato tutelato e se non sottoscrive ora il contratto con noi la sua utenza verrà automaticamente trasferita a un altro gestore con delle condizioni economiche meno vantaggiose». 6. Se si conclude un contratto senza volerlo? Diritto al recesso in 14 giorni Un contratto deve rappresentare la libera manifestazione di volontà delle parti che lo sottoscrivono: il consenso deve essere pieno e consapevole, non può essere estorto con vari espedienti. «Il consumatore», precisa l'avvocato Andrea Brunelli del Foro di Genova, «ha il diritto di recesso dal contratto stipulato ''a voce'' entro 14 giorni. Può farlo con una segnalazione al servizio clienti o tramite la app dell'azienda, una raccomandata o via Pec». CONDIZIONI VANNO COMUNICATE. Inoltre l'operatore telefonico non può procedere alla registrazione della telefonata per concludere il contratto senza prima avere avvertito il cliente, nella speranza di carpire un “sì” o un “acconsento”: «Il contratto è valido solo se l'addetto al call center palesa gli estremi della società fornitrice e le condizioni contrattuali, nonché la possibilità per l’utente di recedere e di concludere il contratto tramite altre forme, per esempio via mail o mediante accesso a un negozio sul territorio», scandisce il legale che Lettera43.it ha interpellato. OPZIONE DELLA CONCILIAZIONE. Infine se la compagnia dovesse opporre resistenza alla richiesta di risolvere il contratto «il consumatore può adire personalmente, senza la necessaria assistenza di un legale, il Co.re.com., un organismo di conciliazione pubblico presente presso ogni Regione. La procedura è gratuita e», puntualizza l'avvocato Brunelli, «costituisce condizioni necessaria per l'instaurazione del giudizio, nel caso in cui non si addivenga a un accordo».


19/10/2018

Claudio Varriano

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