Se c’è carenza di informazione e conoscenza del Molise è anche colpa della regione stessa, che ha troppo spesso cercato di snaturarsi dalla propria propensione turistica aprendosi all’industrializzazione, che ha portato delle conseguenze inevitabili sul piano dell’impatto ambientale e idrogeologico.

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Il Molise è una regione spesso ignorata dai media nazionali, se non per catastrofi naturali come il terremoto del 2002, in cui persero la vita 27 bambini e una maestra della scuola di San Giuliano di Puglia, e l’alluvione del gennaio 2003, che provocò danni per 20 milioni di euro.

Se c’è carenza di informazione e conoscenza del Molise è anche colpa della regione stessa, che ha troppo spesso cercato di snaturarsi dalla propria propensione turistica aprendosi all’industrializzazione, che ha portato delle conseguenze inevitabili sul piano dell’impatto ambientale e idrogeologico.

Esistono in regione una decina di siti archeologici di età romana tra cui gli acquedotti di Venafro e Isernia, l’area archeologica di Pietrabbondante, risalente al V sec a.c con il teatro ancora ben conservato, l’antica Saepinum romana, con il foro, il teatro, la Basilica e i resti delle terme, l’abbazia e la cripta di Epifanio del IX secolo di San Vincenzo al Volturno, e ancora le cattedrali romaniche di Larino e Termoli e le torrette difensive di Federico II di Svevia.

Nella regione meno conosciuta di Italia gli ingredienti per un turismo culturale ed enogastronomico ci sono tutti. Nella regione è presente il mare, la montagna e la collina, c’è la storia, la cultura e le tradizioni, eppure sembra che tutto questo venga poco valorizzato e sfruttato.

Per quanto riguarda l’arte contemporanea il Molise ha dato i natali a grandi artisti del Novecento italiano come Gino Marotta, Achille Pace e Benito Jacovitti. Nel 1955 fu proprio Pace, tra i fondatori nel 1962 del romano Gruppo Uno, a gettare le basi a Termoli per la creazione di un prestigioso Premio annuale di Arte Contemporanea, che ha portato alla città una ricchissima collezione di opere di maestri indiscussi del dopoguerra italiano che conta circa 470 opere, dal post-informale all’astrattismo, dalla nuova figurazione all’arte cinetica e programmata, con opere di Schifano, Tano Festa, Carla Accardi, Antonio Sanfilippo, Giulio Turcato, Achille Perilli, Gino Marotta, Jesus Raphael Soto e molti altri ancora.

Ci si domanderà, quindi, se con una collezione del genere esista in città un museo dove sia possibile ammirare le opere, come ad esempio è accaduto per il Premio Nazionali Arti Visive di Gallarate, sorto appena sei anni prima di quello molisano, ma che ha portato, in appena 20 anni, alla costituzione di un museo, l’attuale Maga, volto ad ospitare, valorizzare e tutelare le opere acquisite durante le edizioni.

Ebbene, seppure ne parlino i siti istituzionali, il museo ad oggi non esiste. Le opere sono state mostrate negli ultimi due anni per la sola necessità di sopperire a problemi di ordine organizzativo delle ultime edizioni del Premio. Per fare ciò si è dovuto procedere ad un oneroso restauro delle stesse che erano state conservate per anni in maniera non consona, e ad oggi esse sono conservate in una struttura appositamente ristrutturata per ospitarle, ma non aperta al pubblico. Ricchezze non sfruttate, quindi, e una cittadinanza che spesso nemmeno è a conoscenza della loro presenza.

Per rinnovare tale stallo culturale si sta attivando la Create, un’associazione di giovani ragazzi di Termoli che cercano di importare da anni, grazie alle esperienze universitarie maturate nelle città del nord Italia, dei progetti culturali adatti al territorio, che puntino non solo al rinnovamento, ma anche alla riflessione e alla valorizzazione delle tradizioni e degli usi locali. A questo fine Create lavora costantemente per la creazione di un ecomuseo cittadino, sul modello di quello degli Itinerari Frentani sorto nella vicina Larino, in provincia di Campobasso, che propone percorsi nei tratturi, le antiche vie della Transumanza, nei siti archeologici e negli edifici sacri della zona, oltre ad attività di riscoperta di usi e costumi locali.

Un modello sicuramente vincente è quello di preservare se stessi e la propria storia in una città come Termoli, dove la pesca e la cultura marinara si stanno dissolvendo a causa della crisi del settore, e la stragrande maggioranza dei giovani emigrano verso le città del nord Italia in cerca di lavoro e formazione. Un passo importante che è stato compiuto è quello di inaugurare nell’Università degli Studi del Molise la laurea in Beni Culturali, a cui molto spesso si lega la valorizzazione del territorio.

Altra caratteristica della regione è la mancanza di coesione tra le città, che per storia, dialetti, usi e tradizioni condividono> ben poco. Un’iniziativa interessante, ma che meriterebbe maggiore riflessione, è quella della costituzione nel 2011, a Campobasso, della Fondazione Molise Cultura, che negli ultimi due anni si è impegnata nella realizzazione di opere teatrali, mostre ed eventi culturali. La fondazione, come si legge dallo statuto stesso, è promossa e partecipata unicamente dalla Regione Molise e si propone di organizzare iniziative finalizzate alla valorizzazione del patrimonio storico, artistico, letterario, di studiare e di valorizzare la storia e le tradizioni legate alla emigrazione molisana e ai molisani nel mondo.

La Fondazione ha destato non poche polemiche in quanto, proprio perché costituita con i fondi pubblici regionali, essa dovrebbe lavorare per tutto il territorio della regione. Nella presentazione del cartellone di eventi per il biennio 2014/2015, però, sono stati previsti 200 eventi tutti nel capoluogo, dimenticando completamente Isernia, altra provincia della regione, e Termoli, principale meta del turismo in Molise. Gli eventi sono tutti di pregio, grazie anche alla fusione con la fondazione Teatro Savoia che ha previsto nel programma la presenza di Marco Travaglio, Serena Dandini, Giorgio Albertazzi, Carlo Buccirosso, Angela Finocchiaro, con prezzi accessibili al pubblico e agevolazioni per studenti e over 65. Ma il vero colpo grosso è stata la mostra il Gioco della Metafisica, inaugurata nel dicembre 2014 e conclusa ad aprile, con 70 opere di Giorgio De Chirico appartenenti all’ultima fase di attività dell’artista. L’esposizione è stata organizzata in collaborazione con la Fondazione Giorgio e Isa de Chirico di Roma e curata da Lorenzo Canova, professore di storia dell’arte contemporanea dell’Università del Molise. Come si legge sul sito della fondazione “è una delle mostre più complete mai realizzate in Italia sulla Neometafisica dell’artista, l’importante fase finale dell’opera di de Chirico”. Peccato che una delle mostre più importanti su Giorgio De Chirico sia costata, dati alla mano, ben 105. 000 euro, e abbia registrato un totale di 10.500 visitatori, di cui solo 3.500 studenti, in una regione di circa 350.000 abitanti, per un totale di incasso di 64.000 euro. Ora quello che sembra è che la fondazione abbia voluto correre, afferrando al volo l’occasione di un nome altisonante, ma per costruire in una regione come questa la Cultura della Cultura, e abituare le persone ad avvicinarsi e a frequentare i musei, non si può correre, ma si deve procedere a brevi passi.

Una mostra costituisce sempre un momento di crescita per un territorio, purché essa abbia un legame con esso o se in esso sussistano già delle basi per approcciarsi ad un evento del genere. Il presidente della regione Paolo di Laura Frattura si è detto soddisfatto, parlando di un vero e proprio trionfo, ma forse constatare che nemmeno tutte le strutture scolastiche della regione abbiano voluto portare gli studenti in visita alla mostra, non è poi un così grande trionfo.

Per questo si rende necessaria in Molise la costituzione di politiche culturali mirate, non legate alla singola occasione o all’evento di grido, ma che piuttosto conducano per mano questo territorio vergine a crescere e maturare passo dopo passo, e un giorno, forse, sarà pronto per correre.


09/03/2019

Francesca Tribó

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