Cosa significa studiare? Che sia per un'interrogazione, per un esame o per una ricerca scritta, per molti studiare significa apprendere un concetto per superare una prova ben precisa. E sono molti gli studenti che, a ridosso di un compito in classe, passano ore ed ore sui libri con la speranza che il proprio cervello incameri quante più informazioni possibili.
La buona notizia è che, nonostante la gran fatica, quasi sicuramente passeremo la tanto temuta prova: il nostro cervello è sempre all'altezza del compito che ci prefissiamo. La cattiva notizia è che, in realtà, studiare in questo modo non porta ad alcun apprendimento duraturo. Col passare del tempo, infatti, tutte le nozioni studiate verranno sepolte nella nostra memoria e, successivamente, irrimediabilmente perse. A livello di economia del tempo, quindi, studiare solo per memorizzare nozioni è un grande spreco: alla lunga non trarremo nessun giovamento dalla suddetta sessione di studio. Nessuno ci ridaràil tempo che abbiamo ''perso'' per apprendere concetti che verranno presto dimenticati. Studiare, nel senso più stretto del termine, significa infatti apprendere, ovvero far propri concetti che potremo richiamare alla memoria ogni qualvolta se ne presenti la necessità. Qual è quindi il modo più efficace per studiare col fine di apprendere? Ebbene, ci sono diverse scuole di pensiero: alcuni sono convinti che sia necessario ''sgobbare'' sui libri passando diverse ore a leggere, ripetere e ripassare, altri mettono a disposizione tecniche di memorizzazione molto specifiche che, a quanto pare, sono in grado di compiere veri e propri miracoli. Dove sta la verità? Stando a recenti ricerche riguardanti il funzionamento del nostro cervello, sembrerebbe che, in realtà, questo funzioni meglio sulla ''qualità'' e non sulla ''quantità'' di tempo passato sui libri. E' quindi più efficace rimanere realmente concentrati per poco tempo piuttosto che passare ore ed ore ore di fila con la testa tra i libri. Ma in cosa consiste, in sintesi, il metodo di Benedit Carey? Eccolo, sintetizzato in pochi punti 1. Studiare poco tempo alla volta e prendersi delle pause per fare cose diverse Piuttosto che studiare tantissimo in poco tempo, sarebbe bene aumentare le occasioni di studio diminuendone la durata. In questo modo il nostro cervello tenderàa considerare importante quello che legge, ricordandolo più a lungo. Allo stesso modo, una sessione di studio, benché breve, non deve mancare di un elemento di condivisione: ripetere a qualcuno e raccontare quello che si è appena appreso diràal nostro cervello che si tratta di informazioni importanti e quindi da non dimenticare. 2. Studiare in luoghi sempre diversi Lasciate la vostra cameretta per spostarvi al parco, in biblioteca, in aula studio, a casa di un amico, in riva al mare o a un lago. Studiando in luoghi sempre diversi, infatti, il nostro cervello saràpiù ricettivo, perché saràcircondando da tanti stimoli differenti. Quello che studiamo saràirrimediabilmente legato e associato a questi stimoli e per noi saràmolto più semplice ricordare (anche a lungo termine) quello che abbiamo letto. Quante volte vi è capitato di ricordare benissimo un semplice aneddoto solo per il luogo in cui questo è avvenuto? 3. Regolarizzare il ciclo del sonno Dormire in modo adeguato è fondamentale per i processi di memorizzazione, anche i più basici. Alcune ricerche, infatti, hanno portato a pensare che sia proprio durante la prima fase del sonno che si verifichi il momento in cui il cervello fissa maggiormente i ricordi. Si tratta di un modo nuovo e, in parte, alternativo di concepire lo studio, un momento generalmente considerato dagli studenti di tutto il mondo come una noiosa routine. Come sempre, dipende sempre da come si osserva un problema o un ostacolo. Perché, in fondo, come può essere noioso imparare ogni giorno qualcosa di diverso e stupirsi di fronte all'ignoranza che diventa conoscenza? Articolo e foto preso onlinr.
15/06/2019
Serena Fogli
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