La spesa al mercato è un rito bello e buono che può esserer conveniente. Si guarda la merce, si confrontano i prezzi e si rispettano le regole. Ecco come evitare errori e trappole

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Per me primavera è sinonimo di spesa al mercato. Pur non avendone di particolarmente interessanti vicino a casa, mi sposto volentieri per raggiungere i miei preferiti, magari al sabato mattina, quando ho tutto il tempo di girare fra i banchi, guardare la merce, confrontare i prezzi. Perché fare la spesa al mercato può essere bello, buono e anche conveniente. Ma ha le sue regole e, naturalmente, le sue trappole. Ed eccomi, quindi, a segnalarvi gli errori da non commettere. 1. Fermarsi alla prima bancarella O sempre alla solita. Il gioco del mercato funziona così: si parte dall’inizio, si guardano tutti i banchi, si confrontano qualità e prezzi, poi si ritorna sui propri passi e si fanno gli acquisti più convenienti e/o migliori. È vero che i venditori tendono a omologarsi proponendo tutti più o meno le stesse offerte ma, naturalmente, ci sarà chi per un euro ti venderà cinque carciofi freschissimi, chi cinque così così. Magari non sono laureati in marketing, ma il gioco lo sanno condurre benissimo. Così, spesso, le promozioni più eclatanti o i prodotti maggiormente spinti, magnificati a voce o consigliati con insistenza, potrebbero non essere un buon affare per voi ma solo per loro, che si liberano della merce che fanno fatica a vendere. Certo, questa può essere un’opportunità soprattutto se vi recate al mercato a ridosso dell’orario di chiusura. Ma se alle 9 del mattino vi “tirano dietro” questo e quello, domandatevi perché. E se la supermegaofferta non vi convince, tirate avanti risoluti: due tendoni più in là probabilmente c’è qualcosa di meglio. Questione coda: è sempre vero che dove c’è la fila c’è anche la roba migliore? Nove volte su dieci sì, ma date un’occhiata anche ai banchi meno affollati che magari, proprio per attirare i clienti, hanno proposte interessanti. Il discorso non vale per i banchi unici: se nel vostro mercato c’è un solo girarrosto, la ressa del sabato a mezzogiorno per il pollo allo spiedo sarà inevitabile ma in nessun modo spia di qualità. 2. Non avere una sporta O, meglio ancora, un carrellino. Sì, lo so che fa tanto nonna, ma è peggio girare con le braccia cariche di sacchetti o rinunciare a qualche acquisto perché pesa troppo. Non solo: la vostra sporta, o il vostro carrellino, celeranno gli acquisti già fatti. Così, potrete visitare due diversi ortolani o pescivendoli senza far vedere loro cosa avete comprato dalla concorrenza, cosa che potrebbe scatenare inutili (per voi) gelosie professionali. 3. Essere timidi Parlate e chiedete. La provenienza della merce, la freschezza, un piccolo assaggio e anche, perché no, il modo migliore di conservare o cucinare quello che state per comprare (sì, anche se lo sapete benissimo da soli). Dare importanza al venditore, mostrare di affidarsi alla sua competenza e professionalità vi renderà subito più simpatici e getterà le basi di quel rapporto umano fondamentale per le contrattazioni al mercato. Soprattutto, avere una certa confidenza vi permetterà di affrontare anche i discorsi spinosi: avete comprato un chilo di vongole ed erano piene di sabbia, insapori e gommose? La settimana dopo, non abbiate remore e lamentatevi, con garbo ma con fermezza. Una seconda chance è sempre concessa. Poi però deve scattare il cartellino rosso: due sòle di fila e quel banco dovrebbe essere cancellato dal vostro tour. 4. Avere solo banconote di grosso taglio Tagli piccoli e monetine. Possibilmente in tasca o in un borsellino facile da recuperare. Non c’è niente di peggio, almeno per noi ragazze, che dover aprire la borsa ogni due per tre in cerca del portafogli, che è sempre in fondo, sotto a tutto (che nella borsa di una donna è tanta, tanta roba). Così come è fastidioso doversi scusare perché si hanno solo 50 euro, quando magari state pagando un chilo di pomodori e quattro mele. O, iattura assoluta, vedervi rifilare un voluminoso resto in centesimi e ramini. 5. Comprare pentole e affini La frutta e la verdura sono ok. Il pesce anche. La carne, soprattutto il pollame e le uova, vanno bene. Salumi e formaggi, olive e pomodori secchi, dolciumi e canditi sono tanti, buoni e convenienti. Insomma, tutti gli alimentari freschi, quelli tipici, quelli locali e quelli di produzione artigianale valgono la spesa al mercato. Il resto, tranne poche eccezioni, non molto. Non sto parlando, che non è questa la sede, di abbigliamento, scarpe, giocattoli e affini. Ma di pentole e utensili da cucina, spesso di qualità molto modesta. Antiaderenti che si sbucciano, così sottili e leggere che il cibo, praticamente a contatto diretto con la fiamma, brucia in un attimo. Cucchiai di legno che si scheggiano, coltelli che fanno la ruggine e così via. Per non dire di tutti quegli strumenti che promettono di pelare, affettare e grattugiare magicamente ogni cosa (a partire dalle vostre dita) ma poi si scassano al primo utilizzo. Il livello medio dei kitchen tools al mercato è sempre piuttosto basso e non vale la spesa. Quindi, non fatevi abbindolare. Come bottino, basta e avanza quel che di buono e fresco avete stipato nel trolley. E sarebbe un peccato rovinarlo cucinando su un’improbabile padella di finto granito rivestita di chissà che. foto mie e articolo preso on line


29/06/2019

Francesca Romana Mezzadri

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