Secondo le conoscenze attuali l'area sacra della colonia latina di Aesernia (263 a.C.) era formata da due edifici monumentali.

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Area Sacra Secondo le conoscenze attuali l’area sacra della colonia latina di Aesernia (263 a.C.) era formata da due edifici monumentali. Il tempio italico “A”, sul quale oggi insiste la cattedrale di San Pietro Apostolo, da sempre conosciuto perché parte del podio, è visibile lungo Corso Marcelli e il tempio “B” solo in parte visibile posto nel lato più occidentale del sito sottostante il Palazzo Vescovile. Nell’area sacra, posta all’incrocio dei due assi principali, prima che vi fossero edificati i due edifici, peraltro non coevi, per regolarizzare la forte pendenza del terreno, fu realizzato una sorta di terrazzamento. Il basamento, ancora oggi visibile lungo Corso Marcelli, verosimilmente si estendeva dal margine ovest dell’asse viario, fino a addossarsi, internamente, al lato occidentale della cinta muraria. Regolarizzato il terreno, quindi, sul basamento, formato da blocchi squadrati in pietra travertinoide, furono eretti, in tempi diversi, i due edifici sacri. L’area sacra, non a caso, è posta nel punto più alto, in posizione dominante rispetto all’abitato che doveva, almeno inizialmente, espandersi a valle del complesso monumentale. Il tempio “A” dal podio, alto 2 metri circa, realizzato in pietra travertinoide, è decorato da una cornice a doppia gola rovescia, la prima assise del podio è formata da un plinto realizzato in grossi blocchi ben squadrati. Al plinto si sovrappone un echino a doppia gola rovescia, al quale è sovrapposto un echino semplice contrapposto con minore sporgenza. L’ultima parte del podio è formata da un abaco aggettante, realizzato in blocchi ben squadrati. Il tempio con orientamento nord-est sud-ovest, posizione, molto probabilmente, legata all’adozione dei principi della disciplina augurale, conserva una pianta non priva di particolarità, che richiamano chiaramente ai canoni vitruviani dati per il tempio tuscanico (etrusco-italico). Si potrebbe ipotizzare, quindi, una fronte a quattro colonne (tetrastila), con una maggiore ampiezza (intercolumnio) tra le colonne centrali, in modo tale che le colonne fossero disposte in corrispondenza dei pilastri, posti a termine delle pareti della cella centrale. Secondo la disposizione ipotetica delle colonne, si spiegherebbe anche la maggiore larghezza della parte anteriore (pars antica) del tempio, accorgimento realizzato evidentemente per dare una maggiore armonia all’edificio. L’impianto planimetrico dell’edificio era regolato da precise proporzioni tra le parti, rapporto di 4/6 tra la fronte e i lati, che si rifaceva a dirette esperienze greche. Per quanto riguarda la divisione della parte posteriore (pars postica), il rapporto riscontrato è di 3,4,3, tipicamente estrusco-italica. Il tempio di Aesernia, dalla pianta allungata e non quadrata, potrebbe essere paragonato, quindi, a quella tipologia definita da Vitruvio peripteros sine postico, ma per alcuni aspetti, è assimilabile al tempio (aedes) etrusco-italico, variante del tempio tuscanico, nel quale le celle laterali sono sostituite da ali (alae). Nel tempio italico di Aesernia, probabilmente, era venerata una sola divinità da mettere in stretta relazione con la vocazione territoriale, la pastorizia. E’ plausibile, che l’edificio sacro sia stato frutto di una fusione di esperienze etrusco-italiche portate dai coloni, con quelle greche, più autoctone, dell’Italia meridionale. Le due tipologie sono comunque legate insieme da due elementi fondamentali del tempio etrusco-italico; l’alto podio e la frontalità, che si esprime nell’unica gradinata davanti alla facciata, e soprattutto nella mancanza del portico posteriore. ​ Per l’inquadramento cronologico si è tutti concordi a datare l’edificio alla seconda metà del III secolo a.C., nel decennio successivo alla fondazione della colonia latina, 260-250 a.C.. L’arcaicità del tempio, inoltre, è indicata dalla peculiarità del podio, si trovano riscontri tipologici nell’architettura laziale arcaica e in area latino-etrusca in periodo medio-repubblicano. La diffusione di motivi stilistici simili in città così lontane tra loro, è da mettere in relazione con il processo di romanizzazione promosso da Roma in quegli anni. Degno di nota è la perizia degli artigiani della pietra che hanno contribuito alla realizzazione di un’opera che per dimensioni e tecnica è un unicum nel mondo classico. Il tempio “B” dell’area sacra, dalla tipologia architettonica più evoluta, presenta un podio a parete verticale formato da grossi blocchi calcarei squadrati, con una breve cornice di base ed una di coronamento. Le cornici presentano modanature con elementi decorativi alternati, gole concavo convesse e listelli. Il lato est, che è maggiormente visibile forma un angolo con la porzione del lato nord, il podio ha un’altezza che supera di poco i 2 metri, inoltre, sulla sommità del podio, è in parte conservata la pavimentazione, formata da lastroni squadrati in pietra. L’orientamento, diverso da quello del tempio “A”, è nord-sud. Cronologicamente l’edificio è da collocarsi nella seconda metà del I secolo a.C. Nella stessa area archeologica, in prossimità del tempio più antico, è conservato un piano pavimentale lastricato con grossi basoli squadrati, evidentemente il piano di calpestio del basamento. Tra i due edifici sacri, ad una quota inferiore, è stata rilevata la presenza di un vasto edificio composto da muri di pietra legati con malta, al suo interno, in conseguenza di un crollo, sono visibili parti di trabeazione e cornici di un edificio non meglio identificato. Pochi sono gli elementi per valutare l’utilizzo dell’edificio, probabilmente da mettersi in relazione con l’attività stessa dell’area sacra. Grazie per la visita guidata ed i testi a Luca Inno, archeologo isernino impegnato da anni in diverse campagne di scavo in tutta Italia e all’estero. Ad Isernia grande è il suo impegno per la divulgazione e la salvaguardia del patrimonio storico-archeologico della città. Testo e filmato tratto da: /www.thisismolise.it/areasacra Foto: su internet


16/07/2018

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